Una frase diventata celebre grazie al film “Palombella rossa” di Nanni Moretti. E questo è proprio vero, perchè l’uso delle parole e la loro scelta influenzano molte cose della nostra quotidianità, anche quella più intima. Le parole influenzano le nostre relazioni, influenzano la comprensione, influenzano la percezione di chi siamo, soprattutto agli occhi degli altri. Le parole hanno il grande potere di modellare la realtà, di influenzare il modo di pensare, azioni ed emozioni.
Per chi lavora nel mondo della comunicazione, in cui purtroppo non esiste deontologia ed etica, dovrebbe invece essere motivo di grande responsabilità. Anche nel mondo del cibo: mondo nel quale sempre più spesso si usa mettere parole ormai vuote una dopo l’altra allo scopo di “dire qualcosa”, invece che sforzarsi nell’organizzare un pensiero e condividerlo. Soprattutto quando si lavora per altri, per un’azienda o per un brand.
Anche la scelta delle parole e del linguaggio è fondamentale. Non tutti comunichiamo allo stesso modo. Generalizzando, ciò che funziona per la massa e la media, non funziona per il resto. Nel mondo del marketing, si usa fare l’analisi delle nostre cosiddette buyer personas, un concetto che va più nello specifico rispetto a quando si parlava solamente di target. Le buyer personas della nostra attività corrispondono a profili che vengono caratterizzati da caratteristiche relative a pensieri, abitudini e stili di vita. Una volta identificati diversi profili, si costruisce il progetto per “parlare” proprio a loro.
Ecco perchè le parole vanno scelte con cura. Lo stile va scelto con cura, così come il contenuto.
Per ogni pubblico esiste un linguaggio gusto: bisogna trovare il modo di parlare e arrivare a chi potrebbe essere potenzialmente interessato a noi.
Non siamo per tutti.
